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INFLUENZA POLLI: MINISTERO SALUTE LAVORA SU QUATTRO SCENARI

Roma, 2 feb - Sono quattro i possibili scenari sulla base dei quali organizzare le misure piu' adeguate per contrastare la diffusione dell'influenza dei polli.
Su richiesta del Ministro della Salute Girolamo Sirchia, li ha elaborati il Comitato emergenze sanitarie per le malattie diffusive nella riunione del 28 gennaio dando cosi' il via ai lavori del Centro nazionale di controllo della malattie (Ccm), istituito recentemente dal Governo presso il Ministero della Salute.
Il piano messo a punto dalla Task Force andra' ad aggiornare quello gia' predisposto dal Ministero italiano nel 2002, su suggerimento dell'Organizzazione Mondiale della Sanita' (OMS), per combattere un'eventuale pandemia di influenza.
Il primo scenario ipotizzato corrisponde alla situazione attuale e prevede una seria epidemia di influenza dei polli che in via eccezionale puo' passare all'uomo. Le misure di contrasto prevedono il blocco delle importazioni di animali e carni. E' quanto accade oggi e come ricordato dal coordinatore del Comitato di esperti, il prof. Pietro Crovari, non c'e' nessuna pandemia influenzale per l'uomo ma soltanto pochi casi di contagio da animale a uomo. Da ieri, pero', l'OMS sta indagando su quello che potrebbe essere il primo caso di trasmissione da uomo a uomo della malattia: due sorelle decedute in Vietnam che potrebbero essere state infettate dal fratello.
Il secondo scenario, ipotetico, prevede l'arrivo dell'influenza dei polli in Italia, anche in questo caso sarebbero colpiti soltanto gli animali e sarebbe necessaria una sorveglianza attiva sia sugli allevamenti sia a tutela del personale che vi lavora.
Il terzo scenario ipotizza la nascita di un nuovo virus, nato dalla combinazione del virus animale e di quello dell'influenza umana e quindi contagioso per l'uomo.
Questa ipotesi preoccupa in primo luogo l'OMS che il 27 gennaio ha lanciato uno specifico allarme, poiche' potrebbe rappresentare il via alla pandemia influenzale. Mentre il quarto scenario prevede l'arrivo del nuovo virus influenzale in Italia.
Come sottolineato dagli esperti, si tratta solo di un'ipotesi, situazione soltanto teoriche, su cui la vigilanza delle agenzie internazionali e' altissima, ma occorre comunque mettere a punto contromisure.

La comparsa di un nuovo ceppo influenzale, verso cui la maggioranza della popolazione risulta suscettibile, infatti, potrebbe avere conseguenze paragonabili alla pandemia verificatasi nel 1918 (influenza spagnola) che causo' da 20 a 50 milioni di morti in tutto il mondo.
Oggi una pandemia di questo tipo potrebbe comportare costi senza precedenti, in termini di morbosita' e mortalita': la velocizzazione degli spostamenti, e la conseguente riduzione dei tempi necessari per gli interventi, renderebbe ancora piu' difficile e pressoche' impossibile controllare efficacemente la diffusione del virus.
Intanto il vaccino contro il nuovo ipotetico virus e' allo studio dell'OMS, sulla base del virus del tipo H5N1 isolato quando l'influenza dei polli e' comparsa per la prima volta a Hong Kong nel 1997.
L'attuazione del Piano Nazionale per una Eventuale Pandemia (PNEP), si propone di perseguire obiettivi diversi:
ridurre la morbosita' e la mortalita' della malattia;
far fronte al numero di soggetti con complicanze da influenza, alle conseguenti ospedalizzazioni e al numero di morti;
assicurare il mantenimento dei servizi essenziali; minimizzare l'interruzione dei servizi sociali e delle perdite economiche;
stabilire le modalita' di diffusione di informazioni aggiornate per gli operatori sanitari e per la popolazione generale.
Il PNEP sara' inoltre riesaminato dal Comitato, con scadenza annuale, alla luce dell'evoluzione delle conoscenze scientifiche nei campi di interesse.
Ma cos'e' questa influenza aviaria che rischia di diventare la peste del nuovo millennio?
E' - spiegano gli esperti del ministero della Salute - una malattia virale che colpisce volatili selvatici e domestici che, una volta infettati, eliminano il virus in grandi quantita' attraverso le feci e le secrezioni respiratorie.
Il virus puo' sopravvivere nei tessuti e nelle feci di animali infetti per lunghi periodi, soprattutto a basse temperature (oltre 4 giorni a 22*C e piu' di 30 giorni a 0*C) e puo' restare vitale indefinitamente in materiale congelato.
Al contrario, e' sensibile all'azione del calore (almeno 70*C) e viene completamente distrutto durante le procedure di cottura degli alimenti.
Usualmente il virus non infetta l'uomo, tuttavia alcuni casi di contagio sono stati riscontrati negli anni in persone direttamente a contatto con gli animali malati. Nessuna certezza, invece, per quanto riguarda il contagio fra uomo e uomo, lo ha ribadito proprio oggi la Commissione Europea da Bruxelles dove e' in corso la riunione del Comitato per la catena alimentare e la salute umana.
Mentre per il ministro Sirchia il contagio fra esseri umani 'e' e rimane un'ipotesi'.
lunedì 2 febbraio 2004


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Il presidente USA Biden, raccogliendo la richiesta che da tempo avanza Bernie Sanders, ha annunciato che gli Stati Uniti forniranno mascherine ffp2 gratis ai cittadini. >>



Pesticidi in Unione europea.
La European Food Safety Authority (EFSA) ha pubblicato un report sugli ortaggi e frutta più contaminati da pesticidi... studio pubblicato nel mese di febbraio 2021 che discute i dati del 2019. In tutta Europa, nell’anno 2019, sono stati analizzati 96.302 campioni e la frequenza media si attesta su 19 analisi per 100mila abitanti. I paesi più virtuosi sono la Lituania (125 analisi su 100mila abitanti), la Bulgaria (104 analisi) e il Lussemburgo (81 analisi). I meno virtuosi sono la Gran Bretagna (1,5 analisi), la Spagna (5 analisi) e la Polonia (7 analisi). L’Italia e la Francia si attestano sulla media europea di 19 analisi per 100mila abitanti, la Germania appena un po’ in più con 25 analisi. >>



Sesto Rapporto IPCC - Working Group I su nuove conoscenze e cambiamenti climatici.
In occasione della presentazione del rapporto del Working Group I dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) che delinea le nuove conoscenze scientifiche in merito ai cambiamenti climatici, ai loro effetti e agli scenari futuri, di seguito sono proposti i dati del VI rapporto Ipcc riassunti e forniti dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac) di Bologna. Sesto Rapporto IPCC – Working Group I Annalisa Cherchi, Susanna Corti, Sandro Fuzzi Lead Authors IPCC WG I Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima Consiglio Nazionale delle Ricerche Bologna INTRODUZIONE SU IPCC Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), creato dalle Agenzie delle Nazioni Unite UNEP (UN Environmental Program e WMO (World Meteorological Organisation) nel 1988, ha il compito di redigere a scadenza regolare rapporti di valutazione sulle conoscenze scientifiche relative al cambiamento climatico, ai suoi impatti, ai rischi connessi, e alle opzioni per la mitigazione e l’adattamento. È attualmente in corso di finalizzazione il 6° Rapporto IPCC (AR6). Ogni Rapporto IPCC si compone di tre parti, ognuna redatta a cura di un apposito Working Group (WG). Working Group I: valuta le nuove conoscenze scientifiche emerse rispetto al rapporto precedente. Working Group II: valuta gli impatti del cambiamento climatico sull’ambiente e la società e le azioni di adattamento necessarie. Working Group III: valuta le azioni di mitigazione del cambiamento climatico. Ogni WG redige un rapporto mediamente dell’ordine di 2-3000 pagine, accompagnato da un Riassunto tecnico che mette in evidenza i punti salienti del rapporto e un breve Summary for Policy Makers ad uso dei responsabili politici dei paesi associati all’ONU, nei quali sono condensate per punti essenziali tutte le informazioni analizzate nel dettaglio nei singoli rapporti. Ogni WG si compone mediamente di 200-250 scienziati (Lead Authors) scelti su proposta dei singoli governi dal Bureau IPCC. La partecipazione dei singoli scienziati è volontaria e non retribuita. È bene ricordare che i risultati dei Rapporti IPCC sono basati esclusivamente sull’esame critico di diverse migliaia di lavori scientifici pubblicati (14.000 solo per quanto riguarda il WG I). I Rapporti IPCC, la cui stesura impegna gli scienziati per circa tre anni, sono soggetti prima della stesura finale a due fasi di revisione da parte di diverse centinaia di altri scienziati esperti del settore e da parte di esperti dei singoli governi. Il giorno 9 agosto 2021 verrà presentato ufficialmente il Rapporto del Working Group I dedicato allo stato dell’arte delle basi scientifiche del cambiamento climatico e degli avanzamenti rispetto all’ultimo rapporto AR5. Gli altri due Rapporti di cui si compone AR6 sono tuttora in corso di elaborazione e verranno presentati nei primi mesi del 2022. Per quanto riguarda il Working Group I, sui 234 Lead Authors provenienti da 66 Paesi, tre sono gli scienziati appartenenti a un’istituzione di ricerca italiana, tutti ricercatori dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche. >>