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Austria: glifosato addio. È il primo paese europeo a bandire totalmente il controverso erbicida. Ma manca ancora l’approvazione definitiva.

Con una decisione senza precedenti, l’Austria dichiara guerra al glifosato attraverso una legge che prevede il bando totale dell’erbicida. La norma è già stata approvata dalla Camera Bassa del Parlamento ed è in attesa della conferma definitiva e della successiva firma del Presidente della Repubblica Alexander Van der Belle, ex leader dei Verdi. La scelta dell’Austria è dunque quella di anticipare eventuali provvedimenti dell’Unione Europea, che per il momento ha deciso per una moratoria fino al 2022, e di indicare la via agli altri paesi, dimostrando anche che è possibile rinunciare a un prodotto utile, ma sul quale gravano sospetti e accuse così pesanti.

Altri paesi, come ad esempio la Francia, hanno intrapreso strade che vanno nella stessa direzione, ma finora si è sempre trattato di bandi parziali. Ciò è dovuto all’oggettiva scarsità di sostituti validi, al continuo alternarsi di studi e perizie contraddittorie che hanno fornito, di volta in volta, argomenti ai sostenitori e ai detrattori e, ancora, alla difficoltà di prendere iniziative apertamente in conflitto con le decisioni europee, che in materie come questa dovrebbero essere vincolanti. Ma l’Austria si è schierata in maniera netta, anche a costo di essere poi costretta a tornare sui suoi passi. Come Il Fatto Alimentare ha raccontato più volte, già dal 2015 lo IARC di Lione, l’agenzia delle Nazioni Unite per la ricerca sul cancro, ha affermato che il glifosato è un probabile cancerogeno e aumenta il rischio di sviluppare varie tipologie di tumori, in primo luogo, dei linfomi non-Hodgkin. Nel 2017, però, l’EFSA, così come poco dopo le autorità elvetiche, ha sostenuto tra mille polemiche che non ci sarebbero prove definitive. Altri enti di ricerca, come l’Istituto Ramazzini di Bologna, hanno nel frattempo messo in luce ulteriori possibili rischi come quelli sul sistema neuroendocrino e immunitario. Negli Stati Uniti, intanto, l’azienda che ha rilevato il primo produttore Monsanto, ovvero la Bayer, sta fronteggiando migliaia di cause per danni.

Accanto a tutto ciò il mercato segue le sue dinamiche, e poiché il brevetto del glifosato è scaduto, da qualche tempo si assiste una moltiplicazione di prodotti che lo contengono in varie forme e percentuali, oltre al celeberrimo Roundup, con ulteriore aumento della sua diffusione. Probabilmente anche per questo il Parlamento austriaco, paese che detiene il più alto numero di fattorie biologiche (il 23% del totale, contro una media europea del 7%) e che punta molto sul turismo verde, ha rotto gli indugi e deciso di dire basta.

Resta da capire se si tratterà di una scelta isolata o se la nuova Unione Europea, nella quale i Verdi hanno acquistato un peso decisamente superiore rispetto al passato, prenderà quella decisione a modello e si muoverà verso un’agricoltura priva di glifosato o se continuerà a permetterne l’uso, almeno fino a quando non saranno disponibili prodotti altrettanto efficaci e molto più sicuri. (di Agnese Codignola)
https://ilfattoalimentare.it

sabato 17 agosto 2019


 
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