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CARNE E LATTE MENO NUTRIENTI DI 60 ANNI FA.

Una ricerca britannica: livelli di ferro dimezzati in bistecche e latticini, magnesio e calcio in caduta libera nei formaggi. Carne e latte si sono gravemente impoveriti di minerali negli ultimi 60 anni. Una ricerca pubblicata in Inghilterra attribuisce la colpa allo sfruttamento intensivo del suolo e fa un'impressionante lista di perdite nutrizionali: livelli di ferro pressoché dimezzati in bistecche e latticini, magnesio e calcio in caduta libera nei formaggi.

Mentre l'industria alimentare rifiuta queste conclusioni, che attribuisce a più sofisticati strumenti di misurazione degli elementi nutritivi, la «Food Commission», l'organismo di controllo sulla qualità dei cibi che ha pubblicato lo studio sulla rivista «Food Magazine», non crede possibile liquidare così facilmente la questione e auspica uno studio indipendente sugli effetti dei diversi metodi di agricoltura. L'opinione pubblica e i media al di qua della Manica hanno preso sul serio questi risultati, tant'è vero che la BBC ha già avviato un dibattito. Dal canto suo la «Soil Association», che riunisce i produttori biologici, avverte che i consumatori pagano il fio dell'impoverimento del suolo dovuto anche all'uso di fertilizzanti e pesticidi chimici. La ricerca compara dati tratti da «The Composition of Foods» di McCance e Widdowson, edizioni 1940 e 2002. Vi si legge che i livelli di ferro di una bistecca sono precipitati del 55%, mentre quelli di magnesio sono scesi del 7%. Dal confronto tra 15 diversi tagli di carne, l'analisi ha stabilito che il livello di ferro è sceso in media del 47%, mentre quello contenuto nel latte è precipitato del 60%, e di oltre il 50% nella panna e in otto tipi di formaggio. Sempre nel latte, i livelli di magnesio sono diminuiti del 21%, mentre il calcio è sceso del 2%. Il calo interessa di conseguenza anche i formaggi: il contenuto di magnesio dentro il cheddar inglese è diminuito del 38%, mentre il ferro è sceso del 47% e il calcio del 9%. Nessuno ha ancora provato a spiegare il dato relativo al parmigiano, che avrebbe perso il 70% del calcio e del magnesio, al confronto con i livelli del 1940. «E' dall'Ottocento che i minerali sono facili da individuare e misurare - dice Tim Lobstein, direttore della Food Commission -. E' quasi impossibile che i metodi di misurazione siano cambiati tanto da spiegare l'enorme differenza tra questi dati. Uno degli argomenti principali è che l'agricoltura moderna non permette al suolo di arricchirsi, ma dipende dai fertilizzanti chimici che non sostituiscono l'ampia varietà di elementi nutritivi di cui hanno bisogno gli esseri umani e le piante». Gillian Butler dell'Università di Newcastle azzarda una spiegazione: «Più velocemente cresce l'erba, più si diluiscono gli elementi presenti in traccia». La «Soil Association», per la quale i fertilizzanti chimici «fanno fare marcia indietro alla biologia del suolo», avverte: «Si presta poca attenzione alla vitalità del suolo. Mantenere vitale la popolazione di microorganismi è fondamentale». Un suo dirigente, Robin Maynard, nota: «Solo l'anno scorso una ricerca dell'Università di Newcastle ha confermato che il latte prodotto dalle mucche allevate biologicamente contiene un 50% in più di vitamina E, il 75% in più di beta carotene e da due a tre volte in più di antiossidanti». L'industria alimentare, in ogni caso, obietta che la ricerca non sta in piedi e cita enormi differenze nelle varietà dei prodotti coltivati, oltre che nel modo in cui il cibo viene trasportato e conservato. Il «Dairy Council», che riunisce i produttori di latticini, crede che i metodi intensivi e i fattori ambientali siano responsabili solo di una piccola riduzione del contenuto dei minerali nei cibi: «E' più probabile - sostiene Judith Bryans - che le differenze siano dovute a miglioramenti dei metodi analitici usati per misurare i minerali del latte». E' una posizione condivisa dalla «Meat and Livestock Commission»: «Se questi dati fossero veri, dovremmo avere un sacco di mucche anemiche in giro». Citato dal quotidiano «The Guardian», il direttore del consorzio del parmigiano, Leo Bertozzi, dice: «Il nostro metodo di produrre il formaggio non è cambiato, ma il latte nel 1940 non era la stessa cosa del latte di oggi. Oggi le mucche producono cinque o sei volte più litri al giorno, e il loro mamgime è diverso, con i cereali e la soya aggiunti al fieno. Ma trovo sorprendenti questi risultati». (fonte: Tuttoscienze (la stampa), 1 marzo 2006)


Green Planet

mercoledì 1 marzo 2006


 
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