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Cina, scoperti superbatteri resistenti agli antibiotici di ultima generazione.

Mutazione genetica individuata in maiali e in 16 pazienti. Secondo i ricercatori la super resistenza di può diffondere nel mondo. lo studio pubblicato su Lancet Infectious Diseases. In giorni di grande allarme per la sicurezza delle città, la scienza ci ammonisce a guardarci dai nemici invisibili a occhio nudo, ma potenzialmente fatali. Secondo uno studio, pubblicato su Lancet Infectious Diseases, il mondo è sull’orlo di un’era post-antibiotica. E questo perché sono stati scoperti in Cina dei superbatteri resistenti anche ai farmaci utilizzati quando tutti gli altri trattamenti hanno fallito.

A riaccendere nuovi fari sull’antibiotico-resistenza, nella settimana dedicata a sensibilizzare il mondo su questo problema, è un team cinese-britannico diretto da Jian-Hua Liu dell’università del Guangzhou, di cui fa parte anche Timothy Walsh dell’University of Cardiff. L’era post antibiotici Gli scienziati hanno identificato batteri in grado di sfuggire al farmaco di ultima linea - la colistina - in pazienti e bestiame in Cina. Secondo il team di ricercatori, a questo punto la super-resistenza si potrebbe diffondere in tutto il mondo, con un moltiplicarsi di infezioni incurabili. E l’idea è che questo tipo di resistenza si sia manifestata dopo un abuso di colistina negli animali da allevamento. Per i ricercatori il pericolo è reale: se i microrganismi patogeni diventano completamente resistenti al trattamento - un fenomeno noto fra gli scienziati come «apocalisse antibiotica» - potrebbero far tornare indietro la medicina fino ai tempi del Medioevo. La mutazione genetica Gli scienziati cinesi hanno identificato una nuova mutazione genetica, MCR-1, che impedisce alla colistina di uccidere i batteri. Lo studio rivela la presenza della resistenza in un quinto degli animali testati, ovvero suini, nel 15% dei campioni di carne cruda e in 16 pazienti. Non solo: la resistenza si è diffusa già tra una vasta gamma di ceppi e specie batteriche, tra cui Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae e Pseudomonas aeruginosa. Ci sono anche prove che si sia spinta fino in Laos e Malesia. «Tutti i giocatori chiave sono ora sul campo per rendere l’era post-antibiotici una realtà - spiega Walsh alla Bbc - Se MCR-1 diventa globale, ma il problema è quando non se, e il gene si allinea con gli altri geni della resistenza agli antibiotici, cosa che è inevitabile, allora avremo molto probabilmente raggiunto l’inizio dell’era post-antibiotici».

Il futuro «A quel punto, se un paziente è gravemente malato, ad esempio a causa dell’E. coli, allora non c’è praticamente più niente da fare». conclude Walsh. A fare la differenza rispetto ai casi precedenti è il fatto che la mutazione cruciale sia sorta in modo da essere facilmente condivisa tra i batteri. «La velocità di trasferimento di questo gene di resistenza è alta in modo ridicolo, e questo non sembra buono», sottolinea Mark Wilcox, del Leeds Teaching Hospitals NHS Trust. Il suo ospedale fa i conti con diversi casi in cui «lottiamo per trovare un antibiotico» efficace ogni mese. Insomma, i segnali sono preoccupanti e il rischio è che «stiamo perdendo la battaglia». Intanto le prime indicazioni suggeriscono che il governo cinese si stia muovendo rapidamente per affrontare il problema. Lo stesso Walsh sta incontrando i ministeri dell’Agricoltura e della Sanità in questo fine settimana, per capire se la colistina per uso agricolo debba essere vietata.

In Italia 7mila morti all’anno Solo giovedì la società italiana malattie infettive (Simit) ha lanciato l’allarme sulle infezioni ospedaliere. In Italia ogni anno si registrano 7 mila decessi causati da batteri resistenti. «In Italia c’è un’epidemia da germi resistenti correlata a ricoveri - ha sottolineato Massimo Andreoni, presidente uscente della società, che ha lasciato il posto ad Antonio Chirianni - e se non si utilizza l’esperienza degli infettivologi peggiorerà. Uno dei problemi - ha aggiunto Chirianni - è che il chirurgo viene lasciato solo nell’utilizzo degli antibiotici, senza che venga coinvolto l’infettivologo». (di Redazione Salute Online)
www.corriere.it

sabato 21 novembre 2015


 
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