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Guardia di finanza in arrivo in settecento stalle venete.

Produttori chiamati a pagare «entro 5 giorni» oltre 273 milioni di euro La Regione in allarme: «Pericolo per l’ordine pubblico», allertati i prefetti. VENEZIA. Duecentosettantatré milioni di euro da versare allo Stato entro 30 giorni. C’è un macigno da cinquecento miliardi di vecchie lire sul capo di 719 imprese agricole che producono latte nel Veneto. Una batosta che rischia di azzoppare per sempre un settore che, assistito e lusingato per lungo tempo per calcolo elettorale, adesso rischia di morire d’infarto.

La stangata arriverà nei prossimi giorni sotto forma di cartella esattoriale - intestata Agea, l’agenzia per le erogazioni in agricoltura – e verrà notificata dai comandi provinciali della Guardia di finanza. Non sarà tenera: i produttori di latte avranno cinque giorni di tempo per aderire al versamento (la media a cartella è di 400 mila euro). Altrimenti la procedura potrebbe diventare esecutiva: che vuol dire stalle pignorate per oltre settecento produttori di latte veneti. Un allarme che non è sfuggito agli uffici della Direzione regionale delle produzioni agroalimentari di via Torino a Mestre. Il suo dirigente, Andrea Comacchio, pochi giorni fa ha mandato una mail al governatore Luca Zaia e all’assessore regionale all’agricoltura Franco Manzato mostrando tutte le sue preoccupazioni per la situazione. «Prepariamoci a gestire l’ordine pubblico» scrive in sostanza il manager regionale, raccogliendo l’allarme lanciato durante un vertice al ministero dell’Agricoltura. Della preoccupazione per l’ordine pubblico sono stati informati tutti i prefetti d’Italia, con particolare riferimento a quelli di Veneto, Piemonte e Lombardia. L’accelerazione del recupero delle multe delle quote latte parte dalla procedura di infrazione aperta dalla Commissione Europea, che lo scorso 10 luglio ha scritto al governo italiano dando 60 giorni di tempo per risolvere l’annosa questione, che si trascina almeno dal 1984. L’attuale governo, dopo che i precedenti hanno pasticciato tra sottovalutazione, dati tarocchi, linea dura e rateizzazioni, non sa più che pesci pigliare: ma deve entro il 10 ottobre mostrare i muscoli per scongiurare le sanzioni dell’Europa. Da qui la procedura attraverso la quale l’Agenzia delle Entrate ha delegato l’Agea all’emissione delle cartelle di pagamento.

Nel Veneto sono circa quattromila i produttori di latte, che producono 1,1 milioni di tonnellate l’anno, il 10 per cento della produzione nazionale. Settecento gli irriducibili, che non hanno mai pagato le multe, mentre circa 1800 hanno aderito alle rateizzazioni previste dalle leggi Alemanno e Zaia, dal nome dei ministri che tra il 2003 e il 2009 hanno alleviato la situazione. Nel Veneto la situazione è grave soprattutto per la provincia di Vicenza, che vanta 245 produttori e 107 milioni di debito esigibile nei confronti dello Stato; i 168 produttori padovani devono 79 milioni di euro; i 138 trevigiani hanno debiti per 27,6 milioni, i 121 veronesi per 51 milioni, i 21 veneziani per 1,7 milioni, i 19 rodigini per 5,8 milioni.

Scontata la rivolta delle associazioni di produttori di latte che si sono sempre opposte alla procedura di recupero delle somme. «Non firmate niente» è il suggerimento. Ma è evidente come il pasticcio delle quote latte abbia raggiunto limiti non più giustificabili. Secondo un’indagine della Corte dei conti del dicembre 2012, «la confusione nella determinazione dell’esatta produzione di latte» e la «persistente assenza di volontà politica» è costata al contribuente italiano oltre 4,4 miliardi di euro. Ma a dare manforte ai produttori «ribelli», paradossalmente, potrebbe essere proprio la magistratura ordinaria. Che a Roma sta indagando una manciata di funzionari dell’Agea con l’accusa di «falso»: per mascherare il pasticcio delle multe avrebbero «taroccato» i calcoli della produzione, coprendo lo Stato e scaricando sui produttori i costi. Insomma, un pastrocchio all’italiana. (di Daniele Ferrazza)
Il Mattino di Padova

martedì 9 settembre 2014


 
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