Gaza da ricostruire, un'altra guerra.
Ieri, appena a ridosso dell’inizio della tregua, il prezzo pagato nel corso dei combattimenti si e' palesato alla
popolazione nelle sue dimensioni catastrofiche. Fin dalle prime ore della giornata si e' creato un flusso di
gente ad ondate verso i rioni piu' colpiti dai bombardamenti: Beit Hanun, Sajaya, Khuzaa. Chi aveva visto lo
sfacelo alla televisione e' rimasto a bocca aperta nel toccarlo con mano. Grattacieli spazzati via, interi
quartieri devastati. Molti erano impegnati a fotografare, increduli di tanta devastazione. La guerra, però, per
i palestinesi, è una parentesi nera tra le parole "occupazione" ed "embargo". E' inquietante come
nell'illustrare i numeri del massacro Netanyahu ha parlato di più di mille terroristi uccisi, riferendosi a
Hamas. Il conto non sta in piedi. La truce propaganda della Stella di David ha ucciso il popolo palestinese
per una seconda volta. A morire a Gaza è stata la gente comune. E tutto il mondo l'ha visto. Israele continua a negarlo.
Le tende del lutto - E poi si e' visto anche il lutto. Da ieri sono state erette le tradizionali tende di lutto in cui
le famiglie dei caduti ricevono gli ospiti per le condoglianze. E sono state come funghi dopo la pioggia. A
centinaia, in questo angolo di terra grande due volte la città di Milano, in molti angoli di strada si vedevano
tristi capannelli di persone passare di tenda in tenda per scambiare parole di conforto. Similmente, chi era
rimasto sbarrato in casa ha colto l'occasione della prima giornata d'aria per visitare quanti sono ancora
ricoverati negli ospedali, circa diecimila persone. Diecimila palestinesi che vanno a completare un bilancio
fatto di 2.200 vittime, di cui un quarto bambini e di una cifra impressionante di sfollati, circa 300mila.
Durante il conflitto è stato calcolato che per ricostruire Gaza ci vorranno alcuni miliardi. Per adesso il
bilancio nominale degli aiuti è di poco più di cento milioni. Nelle scuole si vive un'atmosfera di emergenza.
Erano state aperte per ospitare oltre 300mila sfollati, ma adesso occorre organizzarsi per riaprire a giorni
l'anno scolastico. Chi dispone ancora di una casa, sia pure pericolante, e' sollecitato a farvi ritorno. Per i
senzatetto si dovranno organizzare tendopoli oppure cercare locali in affitto.
Case, quelle che non sono state distrutte sono lesionate - Praticamente tutte le case di Gaza sembrano
essere state lesionate e adesso la parola d'ordine tra la popolazione e' la ricerca di materiali di
ricostruzione. Con la riapertura dei valichi con Israele, si afferma, occorrerà dare la precedenza assoluta a
questi materiali: sia per aggiustare il riparabile, sia per dare lavoro ai disoccupati il cui numero e'
ulteriormente cresciuto in questi due mesi.
Non esiste più l'infanzia - Questo conflitto di cinquanta giorni, il più lungo di Israele contro i palestinesi,
passerà alla storia per il massacro dei minori. Nelle ultime sette settimane una media di 12 bambini sono
stati uccisi e 77 sono rimasti feriti ogni giorno - 25 dei quali si sono ritrovati con disabilità permanenti. Ogni
giorno, una media di 6 scuole sono state danneggiate, 435 famiglie hanno perso le loro case e 37 bambini
sono rimasti orfani. Tutti i bambini di Gaza, che costituiscono la metà degli 1,8 milioni di persone che vivono
a Gaza - hanno bisogno di un qualsiasi tipo di sostegno psicosociale, a giudizio delle Nazioni Unite.
Ricostruire, un'altra guerra - La ricostruzione sarà un'impresa lunga, con l'unica centrale elettrica messa
fuori uso in un bombardamento israeliano e la cui riparazione richiedera' mesi. "La politica di separazione"
adottata da Israele, che isola economicamente, socialmente e politicamente Gaza dalla Cisgiordania, oltre
a generare povertà e negare i diritti di base della popolazione, mina le possibilità di arrivare ad una
soluzione per la coesistenza di due Stati. Il blocco contro la Striscia ha infatti impedito negli anni agli
agricoltori, ai produttori e alle imprese di Gaza di vendere i loro prodotti in altri mercati palestinesi della
Cisgiordania.
Non si vive con l'embargo - E adesso le esportazioni da Gaza sono ridotte ad essere solo il 2%, rispetto
ai livelli del periodo cha ha preceduto l'embargo iniziato nel 2007. Un blocco che ha avuto ripercussioni
durissime anche sulla vita quotidiana delle persone: né studenti, né famiglie, né tantomeno uomini d'affari,
donne o funzionari del Governo possono viaggiare liberamente tra Gaza e la Cisgiordania. Basti pensare
che negli ultimi 14 anni, solo tre studenti di Gaza sono stati autorizzati a studiare in Cisgiordania. A questo
inoltre si aggiunge la terribile situazione in cui versa il settore della pesca, vitale per l'economia della
Striscia: per i pescatori vige il divieto di andare oltre un paio di chilometri dalla costa con le proprie
imbarcazioni, in altre parole, di guadagnarsi da vivere.
Fabio Sebastiani – Controlacrisi.org, 30.8.14
www.controlacrisi.org
sabato 30 agosto 2014
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