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OGM negli alimenti di tutti i giorni? Le polemiche non si placano dopo l’intervento della senatrice Elena Cattaneo. Il parere di Malagoli.

Gli alimenti transgenici sono l’ultimo prodotto della globalizzazione dei mercati. Un cibo altamente tecnologico, che non ha, purtroppo, ancora subito il vaglio di specifiche ricerche epidemiologiche volte a verificarne gli eventuali effetti negativi e, perché no, positivi che si potrebbero avere per la salute umana e per l’ambiente. Secondo accurate indagini di mercato, in pochi vorrebbero acquistare questi alimenti ma, di fatto, li troviamo già nei nostri piatti.

Nei Paesi della UE gli alimenti contenenti OGM devono essere etichettati se superano la soglia dello 0,9%. Pur essendoci questo obbligo, favorevoli e contrari a questi cibi sono accomunati dal fatto che, con ogni probabilità, già li consumano in modo inconsapevole. Qualcuno potrà pensare ad una frode alimentare; purtroppo non è così! Infatti, la legislazione vigente non prevede l’etichettatura dei derivati come carne, latte, uova, ecc., ottenuti mediante l’utilizzazione di mangimi di importazione, che per la gran parte sono geneticamente modificati, per cui, indirettamente, gli OGM raggiungono la filiera alimentare, trasformati, anche se non li vogliamo! Secondo l’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) gli OGM non presentano problematiche di tipo salutistico e, pertanto, purché etichettati, possono essere venduti come gli altri alimenti. Nel nostro paese gli OGM si possono acquistare, per alimentazione umana diretta o per scopi mangimistici, ma non si possono coltivare. È una situazione che potremmo definire “kafkiana”, in quanto taluni imprenditori che pensano di poter ottenere dall’utilizzazione degli OGM un beneficio economico, non possono coltivarli e, nello stesso tempo, subiscono la concorrenza del prodotto proveniente dall’estero ad un prezzo più basso, (gli OGM hanno un costo di produzione leggermente più basso della pianta ottenuta da semente convenzionale). Paradossalmente non possono coltivarli, ma se li ritrovano come concorrenti sul mercato. Avversari che partecipano allo stesso gioco, ma utilizzano “regole diverse”, a loro più favorevoli. Nel dibattito relativo alla possibilità di coltivare OGM nel nostro paese si è inserita anche la neuroscienziata, nonché senatrice a vita, Elena Cattaneo. Il suo è stato un inserimento a gamba tesa che ha portato solo considerazioni favorevoli alla coltivazione di questi prodotti e, grazie al suo ruolo, ha potuto utilizzare mezzi di comunicazione di altissima visibilità, come possono essere il “Corriere della sera” e “Il Sole 24 ore”.

Di seguito la cronistoria dei fatti: - 11 giugno 2014, Elena Cattaneo interviene con una lettera al direttore pubblicata in prima pagina sul “Corriere della Sera” (http://www.corriere.it/ambiente/14_giugno_11/i-pregiudizi-colture-rallentano-l-innovazione-b101ed38-f141-11e3-affc-25db802dc057.shtml) - 11 giugno 2014, nello stesso giorno l’On. Alfonso Pecoraro Scanio, già Ministro dell’Agricoltura e Ministro dell’Ambiente, risponde alla Cattaneo (http://www.lifegate.it/persone/news/litalia-deve-essere-bio-e-ogm-free) - 13 giugno 2014, l’On. Fiorello Cortiana di Green Italia-Verdi Europei, già vicepresidente della Commissione Agricoltura del Senato, risponde alla Cattaneo (http://www.europaquotidiano.it/2014/06/13/ogm-cosi-rispondo-a-elena-cattaneo/) - 18 giugno 2014, Legambiente risponde alla Cattaneo (http://www.greenreport.it/news/agricoltura/senatrice-cattaneo-torna-difendere-gli-ogm-legambiente-ragioniamo-sui-dati-fatto/) - 19 giugno 2014, la Cattaneo risponde a Cortiana (http://www.europaquotidiano.it/2014/06/19/caro-cortiana-basta-allarmi-sugli-ogm/) - 19 giugno 2014, interviene nel dibattito anche Roberto D’Agostino (http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/ogm-for-ever-senatrice-vita-elena-cattaneo-lancia-sua-crociata-79292.htm) - 25 giugno 2014, seconda risposta di Cortiana alla Cattaneo (http://www.europaquotidiano.it/2014/06/25/ogm-niente-terrorismo-ma-decidere-spetta-alla-politica/) - 26 giugno 2014, seconda risposta della Cattaneo a Cortiana (http://www.europaquotidiano.it/2014/06/26/la-scienza-e-daccordo-meno-ogm-piu-pesticidi/) - 4 luglio 2014, scienziati e agricoltori favorevoli alla coltivazione di OGM dalle pagine de “La Stampa” sostengono la Cattaneo (http://www.lastampa.it/2014/07/04/cultura/opinioni/lettere-al-direttore/la-ricerca-sulle-piante-ogm-nel-paese-di-galileo-galilei-0ALxnl2UDv7Y2qqZYKLvzL/pagina.html) - 19 luglio 2014, la Cattaneo dalle pagine de “Il Sole 24 ore” pone 16 domande al Ministro dell’Agricoltura Martina (http://www.scienzainrete.it/files/sedici_domande_al_ministro_martina_sugli_ogm.pdf). Al di là della polemica “gli OGM fanno male alla salute umana” o “gli OGM fanno male all’ambiente”, vorrei far notare che quello delle produzioni transgeniche è solo uno dei tanti temi connessi all’ampia problematica relativa all’apertura dei nostri mercati a quelli della globalizzazione. In un futuro ormai prossimo, le nostre produzioni agro-alimentari dovranno confrontarsi non soltanto con quelle caratterizzate dalla presenza di un materiale genetico particolare, ma anche con quelle provenienti da Paesi caratterizzati da costi dei fattori della produzione inferiori, o che non hanno limitazioni nell’utilizzazione di determinati prodotti chimici, siano essi concimi e/o antiparassitari o fitoregolatori od ormoni della crescita, da Paesi nei quali il lavoro minorile non è tutelato o è, addirittura, incentivato e/o sfruttato, da Paesi che non hanno la “626” e l’elenco potrebbe continuare ancora.

Ecco allora che nei prossimi anni i problemi dell’agroalimentare nazionale deriveranno soprattutto dalla globalizzazione dei mercati, in quanto, come è risaputo, gli Accordi GATT, seguiti poi dal WTO, hanno sancito il principio della completa eliminazione dei dazi, con conseguente liberalizzazione dei commerci internazionali. Tutto questo comporterà la realizzazione di un grande mercato mondiale dei prodotti alimentari, un mercato dove l’imperativo sarà “produrre di tutto, ovunque, ai più bassi costi possibili (non importa con quali metodi), per poi vendere i prodotti laddove ci sono i mezzi per acquistarli”. Ma i bassi costi e la globalizzazione dei mercati si conciliano con la qualità della produzione agro-alimentare da tutti auspicata? Si adattano alla necessità di assicurare un reddito anche agli agricoltori/trasformatori delle aree “svantaggiate” da un punto di vista dei costi dei fattori della produzione? Si conciliano con lo sviluppo sostenibile del territorio? Riescono a preservare l’identità culturale, economica, sociale e professionale di un territorio? È a queste domande che occorre fornire una risposta, al fine di verificare se nel lungo periodo il processo di globalizzazione dei mercati possa rappresentare per l’agro-alimentare del nostro Paese un’opportunità o, al contrario, una strada pericolosa, che potrebbe determinare effetti dannosi per il benessere della nostra società. (di Claudio Malagoli)
www.ilfattoalimentare.it

sabato 26 luglio 2014


 
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