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Il Brasile della coppa del mondo...

La Coppa del Mondo ha scatenato un’ondata di repressione e spionaggio politico contro i movimenti di protesta in Brasile e in particolare a Rio de Janeiro. Il giorno prima della finale tra Germania e Argentina, la mattina presto 28 attivisti sono stati arrestati nelle loro case. Fanno parte di diversi movimenti politici e collettivi in città, gli arresti sono stati giustificati dal fatto che si suppone stessero preparando una protesta per il giorno seguente.

Tuttavia, i movimenti non si sono fatti intimidire e la domenica pomeriggio quasi mille manifestanti hanno provato ad andare allo stadio Maracanã. Il corteo è stato immobilizzato con la tattica del “kettling”, recentemente introdotta da una forza statale molto più grande, e brutalmente attaccato dalla polizia antisommossa e dalle cariche di cavalleria. La settimana successiva, gli avvocati militanti sono stati in grado di raggiungere un atto di habeas corpus e 25 attivisti sono stati rilasciati, così da rispondere alle accuse in libertà. Ciononostante il giorno seguente è stata presentata un’inchiesta segreta della polizia sulle proteste del 2013 a Rio ed è stato emesso un nuovo ordine “preventivo” di arresto per 21 degli attivisti, adesso accusati di “associazione a delinquere”. Mentre i grandi media mainstream hanno avviato una campagna, è emerso un nuovo fronte “contro lo stato d’eccezione”, unificando un ampio spettro di organizzazioni politiche, movimenti sociali e associazioni per i diritti umani.

Una delle attiviste perseguitate è Eloisa Samy, un’avvocatessa di 45 anni, accusata fondamentalmente di aver avuto incontri militanti a casa sua e con confuse illazioni (poiché non fa parte di nessun collettivo). Martedì mattina ha chiesto asilo politico al consolato generale dell’Uruguay a Rio de Janeiro. Mentre la polizia si radunava all’entrata dell’edificio, il governo uruguaiano ha avviato colloqui con le autorità brasiliane. Il risultato è arrivato in serata, quando il presidente Mujica ha negato la richiesta, sostenendo che in Brasile non vi è alcuno “stato d’eccezione”. È stato chiesto a Eloisa di lasciare immediatamente l’edificio. È stata una doccia fredda. Una rappresentante del Partito Socialista (PSOL), di nome Janira Rocha, ha “salvato” Eloisa usando la sua auto ufficiale, risparmiando così l’attivista da un nuovo arresto.

Oggi, mercoledì, gli eventi si susseguono: il giudice del caso ha adesso ordinato una nuova indagine contro tre importanti sindacati (degli insegnanti, dei lavoratori del petrolio e dei pensionati), accusati di “finanziare” le lotte del 2013. Finora tutte le azioni sembrano essere comandate a livello statale (Rio de Janeiro), con il silenzio complice del governo federale di Dilma. La sola dichiarazione dal governo federale è giunta attraverso il Ministro della Giustizia, che ha detto che “gli arresti a Rio non sono stati arbitrari”. Oggi, mercoledì, ci sarà una grande manifestazione nel centro della città, organizzata dal fronte di nuova formazione contro l’urgenza repressiva di Stato e media.
www.commonwere.org

mercoledì 23 luglio 2014


 
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