Notizie che oggi non sentiremo nei TG.
Professore israeliano: “ Stuprare le mogli e le madri dei combattente palestinesi
impedirà gli attacchi "
Intervistato stamattina dalla Radio Bet israeliana durante il programma HaKol Diburim, il professore
Mordechai Kedar, insegnante israeliano di letteratura araba presso l’Università Bar-Ilan, ha dichiarato
oggi che “stuprare le mogli e le madri dei combattenti palestinesi impedirà gli attacchi”. “La sola cosa
– ha detto Kedar – che fermerà un attentatore suicida è quella di sapere che se catturato, sua sorella
o sua madre verrà stuprata”. Al commento stupito del presentatore Yossi Hadar (“non va bene, non
possiamo ovviamente prendere queste iniziative”), Kedar ha rincarato la dose: “non parlo di cosa
facciamo o non facciamo. Io parlo della realtà: ‘unica cosa che dissuaderà un attentatore suicida è
sapere che se preme il grilletto, la sorella sarà violentata”. Kedar è un professore specializzato negli
studi sui palestinesi di Israele. Ha servito per 25 anni nell’Intelligence militare dove ha approfondito
gli studi sui gruppi islamici. E’ un ricercatore presso il “Centro Begin-Sadat per Studi Strategici”. Bar
Ilan è una importante università religiosa israeliana situata non lontana da Tel Aviv. Nel novembre
1995, un suo studente, Yigal Amir, assassinò il Primo Ministro Yitzhak Rabin.
(fonte: www.forumpalestina.org)
Gaza. Raso al suolo l’asilo finanziato dall’Italia
Un centro per l’infanzia finanziato dalla Cooperazione italiana è stato raso al suolo dall’esercito
israeliano a Um al Nasser. La conferma della demolizione de “La Terra dei bambini” arriva dalla ong
Vento di Terra, che gestisce il progetto nella Striscia di Gaza. Il centro per l’infanzia ospitava un asilo
con 130 bambini e un ambulatorio pediatrico. Oltre al Centro, prosegue la nota dell’Ong, è stata
demolita la nuova mensa comunitaria, inaugurata solo due mesi fa, che forniva pasti ai bambini e alle
famiglie povere del villaggio. La struttura, scrive l’Ong che segue il progetto fin dal suo avvio nel 2011,
«non è mai stata utilizzata per scopi militari e nessun contatto è mai avvenuto tra lo staff e le milizie
armate islamiste». La “Terra dei bambini” – denuncia ancora l’Ong – rappresentava un’oasi a difesa
dei diritti dell’infanzia, che l’esercito israeliano, messo al corrente di tutte le fasi del progetto, ha
deciso senza alcuna giustificazione di demolire». Per questo motivo, conclude la nota, Vento di Terra
«chiede al Ministero degli Esteri italiano e all’Unione Europea, alla Conferenza Episcopale Italiana,
principali finanziatori del progetto, di realizzare gli opportuni passi verso il governo israeliano perché
renda conto di un’azione gravissima che coinvolge, oltre la comunità locale, direttamente il Ministero
stesso, l’Ue e la Cooperazione Italiana, che il progetto hanno finanziato e sostenuto in questi anni». I
corpi di 16 palestinesi uccisi in un raid israeliano sono stati ritrovati stamattina tra le macerie di una
casa vicino Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. Lo rendono noto i servizi di sicurezza locali. Il
raid, compiuto ieri sera, aveva già fatto nove morti. Salgono a 501 le vittime palestinesi dell’offensiva
israeliana.
(fonte: http://www.articolotre.com)
620 Morti e più di 3750 feriti. OCHA: “A Gaza non c'è un luogo sicuro in cui rifugiarsi”
Altri quattro palestinesi sono stati uccisi da un raid israeliano nel centro della Striscia di Gaza. Il
bilancio, diffuso poco fa dalle autorità sanitarie di Gaza, è di oltre 620 morti e più di 3750 feriti. Il
personale paramedico è riuscito a recuperare solo ora i corpi della famiglia Haddad, sepolti sotto le
macerie per 48 ore a Shajaiyeh. Aumenta il numero degli sfollati che fuggono dalle proprie case per
sistemarsi nelle scuole Unrwa e nei pochi posti che reputano “sicuri”, come l’ospedale Shifa di Gaza
City, il cui perimetro è stato trasformato in un campo profughi. Ma secondo il portavoce dell’ufficio
Onu per gli affari umanitari (OCHA) a Gaza “non c’è letteralmente alcun luogo sicuro in cui
nascondersi” dai bombardamenti dell’esercito israeliano. Stando ai dati diffusi dall’OCHA, 1,2 milioni
di gazawi su 1,8 milioni sarebbero senza acqua o con accesso molto limitato a essa, senza corrente
per il danneggiamento delle strutture elettriche e senza carburante per azionare i generatori. Ci
sarebbero anche numerose strade invase dalle acque reflue.
(fonte: http://nena-news.it)
www.conques.it
martedì 22 luglio 2014
|