Cooperativa Eughenìa: le ragioni di una battaglia del Foro Contadino Altragricoltura
Perché il 6 febbraio impediremo ancora una volta lo sfratto dei contadini dalle terre di Castiglioncello Bandini
Il 16 Gennaio scorso i soci della cooperativa Eugenia, insieme al Foro Contadino Altragricoltura ed ai loro alleati di movimento, hanno resistito per sei ore alle forze di polizia che, su ordine della magistratura, cercavano di eseguire lo sfratto dalle terre difese col lavoro per molti mesi ottenendo un primo rinvio di venti giorni. Siamo arrivati, così, ad un passaggio decisivo di quella che deve diventare una battaglia strategica per lo sforzo di ricostruzione in Italia del nuovo movimento contadino per la Sovranità Alimentare.
Abbiamo promosso molte iniziative dai giorni del G8 a Genova (quando è nato il FCA) ad oggi ed a molte mobilitazioni abbiamo partecipato ma la battaglia per garantire la terra ai soci della cooperativa Eugenia a Castiglioncello Bandini, assume per tutti noi un valore simbolico e materiale di primaria importanza. Ci sono, in questa nostra resistenza alle leggi del mercato che vorrebbero la morte delle aziende agricole come oggettivo pegno di tutta la società alla modernità, tutte le ragioni della nascita del Foro Contadino Altragricoltura e l’urgenza di realizzare il nostro sforzo di costruzione del movimento organizzato di Via Campesina in Italia.
La cooperativa Eugenia associa circa 15 soci (con le famiglie) con l’obiettivo di rimettere in produzione circa 1000 ettari di terra in un’area interna prima destinata all’abbandono. Quella terra hanno cercato di comprarla, presentando un progetto che ha registrato grandi riconoscimenti da innumerevoli soggetti diversi (tecnici, istituzionali, ecc.) fino ad ottenere un importante finanziamento per oltre 350 milioni di euro. Era, questo, un segnale importante: un intero Borgo poteva tornare a vivere, le terre che la cooperativa stava lavorando con un contratto d’affitto potevano essere messe in produzione in modo da garantire il lavoro ai contadini, grazie anche ad investimenti adeguati. Ma la proprietà, approfittando di alcuni cavilli burocratici, ha cambiato idea ed ha alzato il prezzo chiedendo cifre fuori di qualsiasi legame con il valore produttivo (oltre cento milioni di Euro). E’ iniziato un lungo braccio di ferro fra la Cooperativa e la proprietà che dura da oltre due anni e che sta colpendo fortemente gli interessi della cooperativa (in questo momento lavorano solo in cinque visto anche i gravi problemi finanziari che lo scontro con la proprietà comporta). Durante il Foro Sociale Europeo di Firenze il FCA è sceso in campo a fianco dei contadini della Coop. Eugenia e, insieme ad una folta delegazione internazionale di contadini presenti al Forum con Via Campesina (Bovè, Gordillo e tanti altri), ha condotto una occupazione simbolica con un primo obiettivo: riportare la storia di questi contadini all’attenzione dell’opinione pubblica.
In effetti questo primo obiettivo è stato raggiunto: la vicenda della cooperativa è diventata di interesse più generale uscendo dal cono d’ombra in cui era ricacciata per assumere la dimensione di un caso nazionale e internazionale. Altro obiettivo della vertenza era di stimolare la solidarietà e il sostegno. Una campagna di solidarietà con una raccolta di firme e di mails rivolta al prefetto di Grosseto, ha raccolto migliaia di messaggi di adesione e solidarietà chiedendo, concretamente, che non sia eseguito lo sgombero. Da quel momento si sono succedute innumerevoli prese di posizione di istituzioni, forze politiche (di maggioranza e opposizione), sindacali, associative si sono schierate a fianco dei contadini della coop. Eugenia e della vertenza del FCA. Persino il governo nazionale, di fronte ad una interrogazione parlamentare, prendeva atto della qualità positiva del progetto di valorizzazione delle terre presentato dalla coop. Eugenia. Forse quello che più ci ha colpito è stata la solidarietà di altri contadini che può essere simboleggiata dal dono di semi biologici alla cooperativa in solidarietà e coinvolgimento in una battaglia sempre più percepita come di tutti.
Il progetto, nel frattempo, si è andato puntualizzando. Mille ettari di terra possono mettere al lavoro tante e tanti, sono la possibilità di sperimentare la nostra idea di lavoro contadino, la rivendicazione che le nostre campagne devono essere vissute da uomini e donne al lavoro gratificati nel reddito secondo modelli agroecologici. Ha preso vita un progetto di uso della terra secondo criteri agronomici contadini di grande valore che punta alla valorizzazione delle specificità e tipicità produttive, alla diversificazione legata al ciclo corto e ad un uso sociale della terra. Un progetto valutato tanto positivamente da aver trovato immediatamente l’adesione di istituti finanziari importanti come la Fidi Toscana e Banca Etica o di altri produttori pronti a sostenere finanziariamente e col lavoro il progetto. La Fidi Toscana, dopo aver valutato con attenzione il progetto, è arrivata a dichiararsi pronta ad investire a sostegno del lavoro contadino il massimo delle risorse finanziarie che il suo statuto le permette. Ma il progetto non è solo legato all’attività produttiva, primo diritto contadino nella gestione della terra, propone una dimensione sociale di valorizzazione del territorio: nascono, fra l’altro, le proposte di una scuola contadina di carattere nazionale e internazionale e un centro per la biodiversità.
Assemblee, conferenze e comunicati stampa, volantinaggi, interrogazioni parlamentari hanno determinato una pressione costante che ha ottenuto un altro importante risultato: la Regione Toscana, grazie ad una delibera votata all’unanimità dal Consiglio, ha formalizzato un tavolo di trattative con la proprietà con l’obiettivo di agevolare la soluzione della vertenza.
Tutto questo finora non è bastato: una proprietà sorda e miope ha continuato a perseguire il suo obiettivo di voler cacciare dalla terra i contadini della cooperativa, persistendo in una azione legale in sede giudiziaria che ha dell’incredibile. Il tribunale di Grosseto ha emesso una sentenza che la dice lunga su quanto poco è considerato il diritto contadino a lavorare la terra. Mentre ci sono in corso diversi procedimenti giudiziari un tribunale ha sostenuto una tesi che può essere così riassunta: “A prescindere da chi alla fine della causa avrà ragione (se la proprietà o i contadini), viene considerato prevalente il diritto di proprietà su quello del lavoro per cui la cooperativa è condannata a lasciare la terra. Certo, se alla fine della causa il processo darà ragione alla cooperativa, i proprietari dovranno ripagare ai contadini i danni subiti”. SCANDALOSO!!!!! E gli animali (vacche, pecore, maiali, ecc.) che fanno nel frattempo? E le persone che dovrebbero fare? E se i proprietari nel frattempo dovessero vendere ad altri frammentando la proprietà nel miglior esempio di speculazione finanziaria? Chi e con cosa dovrebbe risarcire la cooperativa? Quale è il prezzo per dover lasciare una terra strappata dall’abbandono? Chi dovrebbe risarcire gli abitanti del borgo che ora stanno tornando ad una vita degna e che dovrebbero tornare nella marginalità? Forse legittima (non ne siamo convinti), certo una sentenza SCANDALOSA MA FIGLIA DI SCELTE POLITICHE E SOCIALI PER CUI IL LAVORO DELLA TERRA HA SCARSO VALORE.
E’ chiaro, per noi, come questa battaglia sia più ampia e generale e vada oltre la vicenda di un singolo gruppo di contadini. In Italia, come nel resto d’Europa, l’accesso alla terra, il diritto a lavorarla torna ad essere un problema sociale. Da una parte si abbandonano dal lavoro grandi parti del territorio nazionale con la chiusura delle aziende agricole (una ogni dieci minuti) dall’altra si nega a chi vorrebbe il diritto a lavorarle in nome della speculazione finanziaria o dell’estendersi dei processi di privatizzazione. Grande è, infatti, il patrimonio di terre demaniali e persino di usi civici (forme diverse di proprietà delle terre pubbliche e collettive) che gli Enti Locali e lo stesso Governo Nazionale, decidono di privatizzare. E’ la logica neoliberista di tagliare il finanziamento pubblico ai servizi ed agli Enti locali, per poi permettere che il patrimonio pubblico (artistico, abitativo, di terra) sia svenduto per fare cassa. Così sta accadendo in tante parti del nostro Paese e pesino (anzi, particolarmente) in Toscana, la regione in cui si trova la cooperativa e che “Ospita il Forum Sociale Europeo e si vanta della collaborazione con Vandana Shiva”. Per questo, fin dal primo momento abbiamo deciso di lavorare alla dimensione globale del problema e di dare, al caso della coop. Eugenia, un carattere simbolico.
Dentro la CAMPAGNA PER IL DIRITTO ALLA TERRA, con l’obiettivo di generalizzare la rivendicazione del diritto a produrre ed a valorizzare la terra come diritto fondamentale dei contadini e di tutti i cittadini del territorio, abbiamo lavorato su obiettivi precisi. Sono nati il COORDINAMENTO CONTADINO DI LOTTA PER IL DIRITTO ALLA TERRA che sta raccogliendo in tutta Italia realtà diverse che vedono negato il loro diritto a rimanere o ad accedere alla terra e il SOCCORSO CONTADINO per assistere e sostenere le vertenze (con la partecipazione, insieme ai contadini di avvocati, agronomi e tecnici). Nostri obiettivi concreti sono quelli di permettere la socializzazione delle singole esperienze, di coordinare le lotte, di lanciare campagne (come quella contro la privatizzazione degli usi civici) di aprire vertenze territoriali, regionali e nazionali. Al governo nazionale chiediamo un piano di riordino della proprietà fondiaria che favorisca l’accesso alla terra e misure urgenti per bloccare le procedure di sfratto e la fuoriuscita dalla terra delle aziende contadine. Alle regioni chiediamo misure chiare a sostegno del diritto alla terra e di interrompere la privatizzazione del patrimonio di terre pubbliche.
Proprio in Toscana la nostra iniziativa di mobilitazione, nata attorno alla cooperativa Eugenia sta producendo primi risultati: oltre la coop. Eugenia, abbiamo portato ai tavoli di trattativa altre realtà chiedendo che si interrompano le procedure di privatizzazione delle terre pubbliche che occupano, fino ad arrivare alla proposta, avanzata all’assessore regionale all’agricoltura, di aprire un tavolo di confronto sulla questione del patrimonio di terre pubbliche regionali. La giunta regionale ha dichiarato la propria disponibilità ad avviare il confronto ed a valutare proposte alternative. Vedremo, per il momento incassiamo questo risultato e verificheremo le volontà nell’incontro pubblico che stiamo programmando presso il consiglio regionale a Firenze nelle prossime settimane.
Ma non basta. E’ evidente che il problema è di una dimensione tale che investe immediatamente le responsabilità dell’UE, delle sue scelte di Politica Agricola che condannano alla chiusura le aziende europee e che tende a disegnare un’agricoltura europea senza agricoltori. Così si aggravano in tutta Europa i problemi di accesso alla terra come, sempre più, sanno bene le organizzazioni europee di Via Campesina costrette a fare i conti con un problema che sembrava cancellato e risolto dalla modernità. Mentre si prepara a Valencia la conferenza internazionale per la Riforma Agraria, stiamo preparando un seminario internazionale delle organizzazioni europee di VC sull’accesso alla terra da tenere presso la cooperativa Eugenia nel mese di Marzo, con l’obiettivo di lanciare una campagna europea e di coordinare le mobilitazioni già in corso in Italia, come in Spagna o Francia.
La lotta e la resistenza della coop. Eugenia, è un esempio per tutti noi; di come, legando insieme le vertenze locali, con la dimensione globale, costruendo alleanze e battendosi per il diritto contadino e cittadino alla sovranità alimentare si può ricostruire l’unità contadina e la forza che ci porta a vincere.
PER QUESTO IMPEDIREMO LO SFRATTO DEL 6 FEBBRAIO DELLA COOP. EUGHENIA : PER VINCERE QUESTA VERTENZA E FARE PIU’ FORTI LE LOTTE E LE RIVENDICAZIONI DI TUTTI I CONTADINI ITALIANI.
TUTTE E TUTTI A CASTIGLIONCELLO BANDINI IL 6 FEBBRAIO
(Antonio 3486561171 – coop. Eugenia 0564 993475)
Altragricolturanordest
martedì 3 febbraio 2004
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